lunedì 4 marzo 2024

12 Imperi dei diritti - Illuminismo imperiale

 



Si parla esplicitamente, di solito, di imperi religiosi e imperi totalitari, ma, se questi hanno monopolizzato questa stratificazione, essa è più o meno presente, magari temporaneamente e marginalmente in tutte le forme di potere politico; anche nelle democrazie specialmente oggi, in cui assistiamo ad assestamenti imperiali tipo UE che vanno di pari passo con la decadenza della democrazia del voto e con la costruzione di realtà politiche fastose e assimilatrici che si presentano come democrazia dei diritti, (diritti naturalmente universali.)

La parola diritti compare con ossessione paranoica e sono sempre diritti che si vogliono Universali, incontestabili, indici di civiltà, eterni, esistenti da sempre, anche se negati: l’impero dei diritti non è meno imperiale degli altri imperi

Mentre i grandi illuministi si dedicavano, con l’Enciclopedia, a conoscere e divulgare le conoscenze degli operai, degli artigiani, degli agricoltori, rivolgendo l’indagine non verso l’universale assimilatore, ma, come già secoli prima con Ugo da San Vittore, verso le sapienze dei muratori, dei fonditori, dei cuochi, altri illuministi guardavano all’universalità dei diritti e dei doveri.

Una spinta fanatica verso una forte e falsa idealità diretta verso la predicazione di principi, diritti e doveri universali, indipendenti dalle cultura, dalle storia e dalle credenze concrete in cui ciascun uomo, con la sua famiglia, con la sua comunità, con i suoi avi, era cresciuto, come se il mondo fosse una tabula rasa e gli uomini esseri astratti e non fatti carne, con un passato, gioie, dolori, credenze, affetti, divinità.

Fu la nuova ribelle corrente del pensiero romantico ad avvertire costoro: “Guardate che esistono la storia, le tradizioni, le educazioni, le religioni. Siamo uomini che vivono nel loro tempo, con la loro carne e le loro convinzioni, non esseri fatti di creta plasmabile come volete voi.

Non abbisognano tante citazioni per capire la situazione; basta quell’Imperativo categorico di Kant che nella sua Critica della ragion pratica prescrive: Agisci in modo che la massima che guida la tua azione possa valere come principio di legislazione universale.

Ma su Kant per ora rinviamo il discorso.

Oggi siamo, con l’impero UE, nella stessa situazione Nulla di strano che emerga nelle posizioni di comando la più squallida mediocrità, nulla di strano che, fin dalla seconda metà del secolo scorso, arte, poesia, inventività siano pressoché scomparse.

Che diversità dal miracolo e dalla sfolgorante attività artistica e intellettuale delle città greche e rinascimentali.

 

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