lunedì 20 luglio 2020

Due Dopoguerra


Non so come finirà la trattativa in Europa ma, per favore, non paragonate questo dopoguerra all'altro. 
Allora c'erano EINAUDI e DE GASPERI, oggi ci presentiamo con gli avvocati Conte e Mattarella.
Allora C'erano due grandi partiti colti e popolari come la D.C. e il PCI, oggi  vedete voi chi c'è e se si può fare un paragone. 
Allora si partì collaborando per fare la Costituzione e Ora?
Ora il posteggiatore abusivo Conte si presenta del tutto impreparato, senza uno straccio di programma, a capo di una coalizione che rappresenta l'elite del paese e non la maggioranza dei cittadini.

venerdì 17 luglio 2020

Presento FILOSOFIA DEI PARADIGMI


Il saggio si divide in tre parti:

  •  Concettualità verticale,
  •  Concettualità circolare, 
  • Concettualità destinale,

La prima analizza le razionalizzazioni unidimensionali, quelle che da sempre, prima degli studi di cibernetica, informavano gli studi, i saggi filosofici e il procedere lineare di scienze e ragionamenti. Una modalità di aprirsi al mondo, quella verticale, che permane benché mostri da sempre limiti invalicabili come le assurde contraddizioni che obbligano a interrompere le catene di cause con auto-contraddittorie cause che causano se stesse, motori immobili che muovono, creatori increati. Tali sono anche le antinomie, veri serpenti che si auto divorano, rivelatesi così dirompenti in logica.

Il saggio analizza come, in opposizione alla “bestiale” teoria dei tipi, dei Principia, Wittgenstein cerchi di uscire dai pasticci di questa concettualità con la teoria raffigurativa del linguaggio. Una teoria, secondo il saggio, fallimentare già nelle semplici proposizioni predicative.

Nonostante questi problemi, il paradigma verticale ha avuto successo per motivi tecnici e linguistici, ma mostra ad una attenta analisi le sue caratteristiche violente di assimilazione del nostro mondo, che, nel saggio, viene analizzato non come vergine ma come esito di stratificazioni di teorie assimilanti. In questo contesto vengono analizzati i concetti di gerarchia, di selezione delle teorie, dei fondamenti, del vivere teorico.

La seconda parte riguarda le strutture ad anello chiuso, e in generale la cibernetica, mettendo in evidenza quanto  questa possa aiutarci nel costruire un nuovo paradigma di pensiero e di vita. Vengono analizzati i singoli componenti dell’anello, i mutamenti di linguaggio nell'anello, la presenza vitale della cibernetica nella nostra vita, nella nostra sopravvivenza, nella nostra stabilità, le possibili modalità di reazione ai mutamenti. Un'analisi condotta attraverso I concetti di analogico e di digitale, di stabilità e d'instabilità, di reazione positiva e negativa, giungendo fino alle antinomie e alle teorie degli auto valori.

L’ultima parte, "Concettualità destinale" analizza, registra come già in Kant fosse chiaro il pensiero secondo cui il senso non può che poggiare sul non senso, come la nostra conoscenza prema verso la domanda totale di teorie che diviene essa stessa soggetto del nostro destino, creando una propria concettualità in cui trova posto un nuovo concetto di destino. Questa nuova concettualità che si estende nel tempo, come del resto la concettualità della teoria darwiniana della selezione della specie, non può che mettere in relazione una storia di contingenze con una storia di necessità, una bipolarità da sempre presente nella stessa ambiguità di destino cui siamo da una parte assegnati e di cui teorizziamo l’assegnazione.

Ezio Saia

Per cominciare a leggere e fare il Download:

Clicca qui   

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giovedì 16 luglio 2020

FINIREMO COME IL VENEZUELA

Stato di emergenza imposto come dictat, Mattarella come Conte, statalizzazioni a tutto spiano, deficit infinito, rinuncia a sovranità, parlamento esautorato, modifica modalità di elezioni, italiani che se ne vanno.
Siamo sulla strada del VENEZUELA e finiremo come il VENEZUELA. 


mercoledì 15 luglio 2020

GIUDIZI POLITICI


Giudizi politici
Presento ora uno dei miei libri di saggi filosofici. Una parte dei quali è già comparso su siti filosofici del Web.
Dove cominciare a leggere e scaricare:
Il primo saggio TEORIE POLITICHE cerca di evidenziare e discutere il grado di pericolosità delle teorie che viene individuato successivamente nella valutazione nella loro Completezza, nella loro Decidibilità, nella loro Compromissione. Un’analisi nuova e necessaria per comprendere la teorie totalitariste, non una rimasticatura di ovvietà.
LA COMPLESSITÀ DEL DIO si pone appunto come obiettivo la disamina delle condizioni dell’organizzazione ideologica della società e delle teorie che caratterizzano questi totalitarismi, partendo dallanalisi dei concetti di verità e di interpretazione e individuando là dove la verità è considerata una realtà unica ed esistente, il grado di compromissione di un individuo in essa.
Successivamente analizza attraverso l’esame di concetti come democrazia, armonia, secolarizzazione, stratificazione della verità, spazio pubblico e spazio privato, coerenza, le diverse stratificazioni di una democrazia incentrata sul rapporto ermeneutico fra amico e nemico politico in una società democratica e in uno stato armonioso, dove viene perseguita la politica del tutto armonioso, dove tutti condividono lo stesso credo, la stessa moralità, la stessa verità, dove verità e moralità e dove, quindi, il nemico politico non esiste se non al di fuori dei confini. Anche qui un’analisi nuova, originale, innovativa, non una rimasticatura,
Il saggio sulla teoria della probabilità fa intravedere la difficoltà di considerarla logica umana quando si evidenzia l’insufficienza dei concetti di scommessa, premio, promessa e si dimenticano sia le condizioni iniziali e sia l’infinità della promessa.
La LOGICA DEL SI' MA analizza il senso, la natura e la filosofia di ciò che è associato rispettivamente al “Si” o al “NO”da una parte e al “Ma” dall’altra. Il Primo associato  a una logica processuale della libertà e della responsabilità, il secondo alla logica della necessità e a quella all'esonero di ogni responsabilità.
L’Interazione democratica e la sua importanza è l’oggetto dell’ultimo saggio. L’apparenza dispersiva è dovuto alla varietà dei concetti intensionalmente ed estensionalmente affrontati. Concetti come identità, come vittoria e sconfitta in guerra, di guerra e dopo guerra nelle democrazie e nei regimi autoritari.

LA COMPLESSITÀ DEL DIO E ALTRI SAGGI








martedì 14 luglio 2020

ALTAFORTE Cacciato altro sintomo di COLPO DI STATO


Cancellata su Facebook la Pagina di Altaforte. Altro sfregio alla libertà di opinione.
Prosecuzione del regime speciale in Italia con la scusa del Corona-virus. Unico regime in Europa a proseguire la dittatura..
Sgombrata a Roma la sede di Casa Pound, mentre restano tranquillamente occupate le sedi di sinistra.
Ignorata dal parlamento la richiesta di una commissione d'inchiesta sulla condanna di Berlusconi e su tutta la persecuzione giudiziaria  dal fatidico giorno del ridicolo "NON poteva non sapere".
Le elite si preparano a fronteggiare e annullare la prossima vittoria della destra al potere, a sabotarla ad annullarla. 
Dopo il colpo di stato con Leone, dopo quello contro Berlusconi, dopo quello contro Salvini si preparano a far intervenire l'esercito, i Giudici e i PM.
Caccarella tace e tutta questa vergogna  viene giustificata da Elite giornalistiche e televisive che ci presentano un Mattarella tutto affannato a nascoste prediche di moral suasion sulle porcherie del governo.
Vergogna!
IL termine Caccarella non è un insulto o una sensibile moral suasion verso questo strano individuo silenzioso ma una metafora di chi, affetto da caccarella, va al cesso e cacca in silenzio, chiudendo la porta.
Così fa Caccarellla e noi non sappiamo se la sua moral suasion nascosta sia un invito a RISPETTARE LA DEMOCRAZIA A FINIRLA CON QUESTA FARSA DI GOVERNO oppure degli inviti "BENE COSI'! AVANTI! COSI' A TUTTA FORZA! 
Se veramente vuole esprimere il suo pensiero, non lo faccia nelle sue stanze ovattate ma vada in parlamento e parli della commissione sul colpo di stato a danno della destra. Parli della necessità di una commissione d'inchiesta, con la possibilità di arrestare colpevoli e reticenti, e condanni questa dittatura di Conte e dei suoi sgherri PD. Dica chiaramente che Magistratura e governo non possono orchestrare l'ennesimo colpo di stato.   


E la destra tace. Non scende in piazza. Il che non è affatto una buona cosa. Limitarsi a ricordare, a non dimenticare, in attesa del giorno col sole nero, della nostra Srebrenica non serve. Srebrenica fu favorita dalla elite e dall'ONU per permettere al delinquente Clinton di bombardare i Serbi e toglier loro il Kosovo.

domenica 12 luglio 2020

Memorie criminali condivise

Uno degli strumenti più diffusi dalle repubbliche di Platone travestite da democrazia è l’insistenza per una memoria condivisa. Ovunque ci sono divergenze sul giudizio del passato, ecco che nascono accuse di revisionismo e, quando anche queste non fermano il fenomeno, ecco spuntare la necessità di un’unità nazionale e di memorie condivise. Una visione condivisa sulle Foibe? La si chiedeva anche quando l’intellighenzia che scriveva sui giornali, addirittura le negava.

Quanti furono gli italiani massacrati nelle Foibe? Chi lo sa. L’Italia civile degli storici marxisti piuttosto di parlarne, si dedicavano alla fecondazione artificiale dei coleotteri. E naturale che si sia constatato che delle foibe ai nostri studenti non veniva insegnato nulla e perfino la parola “Foibe”, non comparisse.

Ha capito, signora letterata, l’argomento Foibe non compariva! Compariva invece, ad esempio, sul Vocabolario della lingua parlata in Italia, a cura del noto Carlo Salinari, militante del PCI che scrivevaDolina con sottosuolo cavernoso. Indica le fosse del Carso nelle quali nella guerra ’40,45, furono gettati i corpi delle “vittime della rappresaglia nazista,” Che criminale bugia! I nazisti al posto dei comunisti Titini. Non basta! Il Garzanti De Agostini, riedito daRepubblica”nel 20004, (ha capito lemure “2004”) parla angelicamente di “fenomeno carsico”. Nel 2000 il Devoto Oli parla di: “Fossa comune di lotta civile e assassinii politici” mentre nel dizionario di Paravia del 2000, Tullio De Mauro parla con indecenza di “Fossa comune per occultare cadaveri vittime di eventi bellici!”

Inutili anche i tentativi di gettare solo sugli slavi le responsabilità. Il viaggio degli esuli, trattati in Italia come lebbrosi, si trasformò in un viaggio della disperazione, insultati dalla ben presente forza partigiana. Inoppugnabile testimonianza che chi li ha perseguitati in questi 70 e più anni furono i partigiani italiani. Nella loro fuga senza fine, tra l’ostilità e il disprezzo in Italia, non c’erano slavi non c’erano Titini ma solo partigiani rossi. 

Massacro slavo etnico e non politico? Ecco quello che ci ricorda uno di quegli esuli, Mario Cappellini di Milano, in una lettera alla Stampa:

“Caro Aldo, il giorno del ricordo delle Foibe, mi dà lo spunto per una riflessione. Quei massacri sono sempre e solo attribuiti ai partigiani comunisti di Tito e nessuno, o quasi, cita mai la collaborazione data ai Titini dai partigiani comunisti italiani. Sono nipote di esuli istriani scappati nel ’45 e ricordo bene i loro racconti. La loro paura maggiore era quella di incontrare i partigiani italiani che erano più crudeli dei titini.

Possibile che dopo più di settant’anni si cerchi ancora di nascondere quello che, ahimè, fa parte della storia?”

Risponde in poche righe il signor Aldo:

“Caro Maurizio, mi associo al suo ricordo e alla condanna per quella pagina nera della storia nazionale.!

Stop? Tutto qui? Lui si associa! Le parole d’ordine della società civile sono diventate “Mi associo” quando non se ne può fare a meno, oppure “auspico, auspichiamo” tutto per mettere una pietra sopra e correre via.

Volevate una memoria condivisa? Ancor oggi, quando esiste un’associazione, l’Anpi, che insiste sulla memoria sua e non ammette l’evidenza che le foibe furono una strage immane, un genocidio, in buona parte consumato, portato a termine dai partigiani, Titini o italiani che fossero. Eppure l’Anpi è un’associazione, finanziata dallo stato e che fa politica. 

Sono stati tolti i finanziamenti ai partiti politici ma ecco che la sinistra ha un braccio armato, finanziato dallo stato che interviene pesantemente nelle questioni oggetto di controversia politica, per urlare i suoi insulti di fascismo e di razzismo. Perfino sul referendum costituzionale intervenne con minacciosa pesantezza.

Anche il papa anche la chiesa interviene pesantemente in favore della sinistra nella questione migranti. Lo fa il Papa e lo fanno i suoi preti dai pulpiti. Eppure sono anche loro finanziati tramite il cinque per mille e ricevono vergognosamente una parte dei finanziamenti di coloro che non scelgono né lo stato ne alcuna confessione religiosa.

 C’è stata successivamente specialmente dopo il duemila una presa di coscienza dell’orrore degli eccidi delle foibe e ci chiedono di condividere il nuovo clima. A parte che sussistono ancora molte divergenze e non esiste ancora affatto una memoria condivisa ma e i settantanni passati a ricevere gli insulti di “revisionisti vergognosi”, di “razzisti”, di “fascisti” dove li mettiamo? Su questi non esiste neppure un accenno di memoria condivisa. Su quel periodo infame, sulla cupola culturale imposta dalla sinistra per cinquantanni anche sulla questione Foibe, la memoria di sinistra non si pente.

Lo stesso accade con la resistenza e la liberazione. Dopo roventi accuse di fascismo a chi parlava di guerra civile, l’elite culturale, la stessa che ignorava o giustificava le foibe e l’infame trattamento degli esuli in fuga lungo l’Italia, accettò l’idea ma mantenne intatta l’atmosfera mitica di una resistenza tutta buona e civile, nonostante i diversi episodi e gli eccidi ormai, se non di dominio pubblico, ben a conoscenza degli storici che come sulle foibe tacevano, incalzati dalla solita Anpi, che con i soldi dello stato, di tutti, faceva politica, la sua politica, e la sua falsa memoria.

 Una svolta recentissima, quella del giornalista Pansa, che benché del gruppo l’Espresso, studioso della resistenza non esitò per amore della verità a parlare degli omicidi dei partigiani, e delle enormi bugie presenti in quella che le elite culturali volevano come memoria condivisa.

Ma già c’era stato un grande storico, De Felice,  che vilipeso ostracizzato ma non azzittito perché la sua conoscenza, le sue ricerche, i suoi giudizi erano giustificati. Su De Felice e Pansa si accanì tutta la malignità conformista e filo partigiana, ma i fatti denunciati, gli assassini raccontati erano veri e la violenta campagna della cupola di sinistra non fermò l’onda.

Un’onda ancor ben viva ma destinata a terminare malamente. Intanto in questi settant’anni i libri di memorie di partigiani non allineati non venivano pubblicati ma non solo, tutti i nostri libri, i nostri saggi, i nostri romanzi venivano rifiutati. Anche quel capolavoro postumo che fu Il partigiano Johnny di Beppe Feisoglio fu messo alla gogna per le critiche ai partigiani comunisti, ma contro quell'arte evidente, contro quel racconto di getto, avvincente, contro quella lingua innovativa che da sola testimoniava la cultura dello scrittore, nulla poterono. C’è da chiedersi come mai uscì postumo ma la risposta è semplice. Come ebbe a dichiarare Gauss i suoi studi sulla geometria non euclidea, non furono da lui pubblicati perché giustamente già lo disgustavano le sicure critiche degli ignoranti beoti.

Arriveremo anche qui a un ripristino della verità? ma come potremo, in ogni caso, cancellare dalla nostra memoria, settantanni di ostracismi insulti e discriminazioni? Impossibile.

La sinistra si tenga la sua memoria noi ci teniamo la nostra e hanno ben ragione di temerla i falsificatori della cupola.

Per loro valga l’esempio della Serbia, dei Serbi che per anni, decenni, secoli subì l’occupazione e le angherie dei Turchi musulmani. Impotenti assisterono alle bestiali impalazioni descritte anche dal premio Nobel Ivo Andric nel suo capolavoro, Il ponte sulla Drina, ma nulla potevano contro i turchi e gli slavi che avevano tradito e addirittura abbracciato Maometto e la Sharia, se non ricordare e trasmettere ai figli, ai nipoti la memoria di quei traditori e di quei Turchi. Contro i loro eserciti si erano battuti in battaglie feroci e memorabili, le loro città e i loro villaggi avevano subito la sistematica uccisione dei civili. Quelle battaglie perse salvarono l’Europa e alla fine gli impalatori furono fermati sotto le mura di Vienna, ma intanto i serbi, avevano, i serbi kosovari soprattutto, trovarono altri torturatori nei fascisti, nei nazisti e poi in Tito e nei comunisti, decisi anche loro a imporre con le buone e con le cattive a imporre una memoria comune, a reprimere la rabbia serba kosovara, a far finta di non vedere, i tormenti a cui quei serbi venivano sottoposti, Tormenti che comprendevano di tutto perfino il furto di bestiame, l'uccisione di bestiame, falsificazioni di catasto. agguati, pestaggi, punizioni punitive continue sui serbi, violenze e stupri sulle loro donne, fino alla violazione posteriore con bottiglie. Il tutto perfino utilizzando anche picchiatori albanesi.  

Anche con Tito, col delinquente e assassino Tito, i serbi kosovari poterono solo conservare la loro memoria contro i convertiti diventati impalatori e assassini e attendere il giorno della sole nero. Un giorno che giunse con la morte di Tito e il disfacimento del suo regime criminale, per esplodere a Srebrenica, nel giorno in cui quelle memorie presero vita con il massacro di più di ottomila civili maomettani, sotto l’occhio chiuso delle truppe dell’ONU, che, sul posto per evitare quelle stragi, perché Srebrenica stava cadendo in mano ai Serbi, che certo non si sarebbero fermati, si voltarono dall’altra parte.

L’ordine di intervenire non arrivò. Perché non arrivò? Perché all’Onu si pensò che uno sfogo al secolare odio serbo, al secolare desiderio di vendetta bisognava concederlo? Che se si evitava Srebrenica sicuramente sarebbero accadute altre stragi, che un massacro in più o in meno non cambiava nulla? Che un massacro giustificava un intervento di civiltà, come in effetti avvenne con i sinistri Clinton e Dalema che si diedero da fare a bombardare i Serbi che non volevano cedere i loro santuari, ossia la loro memoria ai maomettani del Kosovo.

Memoria condivisa? Non esiste per i pochi fra i tanti citati e già si affacciano le nubi di un altro malaffare della sinistra, su cui la stessa sinistra sarà poi obbligata a chiedere una memoria condivisa. Parlo del colpo di stato iniziato da un magistrato che già si vedeva presidente della repubblica, che subì come un affronto la vittoria di Berlusconi e che, in barba ad ogni legge di probabilità fece arrivare a Berlusconi il ridicolo avviso di reato sintetizzato nella frase “Non poteva non sapere” a un congresso mondiale sulla criminalità, avvisando così con chiarezza e senza equivoci che l’Italia sana e civile era dalla parte delle elite contro Berlusconi e che il suo era l’inizio di una guerra giudiziaria, che puntualmente avvenne in barba alla civiltà democratica e alla costituzione della resistenza. Guerra che si trascina ancor oggi dove l’incivile Berlusconi è stato sostituito dal barbaro Salvini.