mercoledì 19 febbraio 2020

Boria di Società civile, di radical chic e di una sinistra sotutto io.



L'Elite sostiene che il populismo ha introdotto l’insulto ma sicuramente l’insulto culturale è tutto di matrice radical chic.
In una sua analisi del risultato Stephen L. Carter, prof di diritto a Yale dal titolo Cari democratici è l’arroganza che vi ha fatto perdere, impietosamente sostiene.
“Troppi tra i miei amici progressisti sembrano aver dimenticato come argomentare in modo puntuale e sono invece diventati esperti di condanna, derisione, scherno. Punto dopo punto sono molto bravi a spiegare il motivo per cui nessuno potrebbe mai avversare le loro posizioni politiche se non per i più vili motivi. E quelle stesse posizioni troppo spesso enunciate con zelante solennità, quasi suggerendo che i loro punti di vista sono la sacra scrittura - e chi dissente dev'essere confinato nelle tenebre, politicamente parlando. In breve, la sinistra è stata ultimamente ricolma di arroganza”
Il prof Carter registra ciò che tutti vedono e sopportano dal dopoguerra: un’arroganza senza limiti e senza vergogna di una parte della società, quella a sinistra, che si esprime in comportamenti, parole, discorsi offensivi, insultanti, irridenti verso chi non la pensa come loro. Aggiungiamo: una società che si autocelebra e si auto incensa come società civile, che si organizza in odiose elite, che da decenni cercano in ogni modo e con ogni mezzo, riuscendoci, di instaurare e rinforzare una vergognosa egemonia culturale, arrogandosi anche il diritto di decidere ciò che è cultura e ciò che non lo è, chi è colto e chi non lo è, chi è culturalmente spregevole e chi e moralmente saggio.
Sono così convinti, se lo dicono fra loro con tale intensità fra loro e da così lungo tempo, che hanno finito per credere di essere davvero, per nascita o per DNA, la parte moralmente sana, intelligente, sapiente, etica dei cittadini; un sapere infuso che li esonera dalla necessità di istruirsi e di pensare. Questa degenerazione estrema ha creato una generazione (di ignoranti) che non pensa e non interagisce con quell’altra parte della cittadinanza, che disprezza come ignorante e incivile e che, quindi, non riesce e non riuscirà mai a capire le articolazioni della società: non riescono neppure a vederla: vivono su Marte, un loro personalissimo Marte.
Dopo le mazzate della Brexit, dell’elezione di Trump, del successo di “populisti” in Ungheria, in Polonia e la crescita dei famigerati partiti populisti, razzisti, dopo la cocente umiliazione inflitta dalle celebrate, avanzate, progressiste democrazie nordiche come Svezia, Danimarca che hanno elevato i famigerati muri, qualche fuggevole pensiero di non essere portatori di bontà, civiltà e sapere infuso, ma di essere invece una riedizione dell’aristocrazia e del clero, sembra aver attraversato le loro cervici ma non è certo riuscita a instillare le capacità di pensare e d’istruirsi, che hanno perso da tempo immemorabile.
In un’intervista rilasciata a La Stampa del 10/11/16 il cittadino civile Letta, già presidente del consiglio e poi emigrato ad occupare un posto di denari e prestigio, una delle tante tessere del loro ben costruito e difeso puzzle di potere culturale, dopo il solito repertorio antipopulista, fa però una interessante ammissione “C’è un rapporto tra elite ed elettori su cui bisogna interrogarsi. Mi ha molto colpito il voto di Washington D. C. (dove ha sede l’amministrazione americana) la Clinton è arrivata al 93 %. C’è uno spaventoso distacco tra Palazzo del potere e gente comune.”
Si è interrogato nel frattempo cittadino Letta? o continua solo a dire che bisogna interrogarsi? Interrogatevi una buona volta e depositate la vostra arroganza; poi tirate l'acqua. E con l'acqua anche quell'acuto di intelligenza e cultura che sono le sardine.
Si faccia attenzione all’espressione “gente comune”, all’incredibile espressione “gente comune” che fa ben il paio con l’altra espressione “Società civile” continuamente ripetuta e ostentata.
C’era bisogno di leggere quelle percentuali elitario Letta? Proprio lei che proviene da un partito autenticamente popolare come la Democrazia Cristiana? Non bastava che si guardasse allo specchio? Cosa pensa di fare il cittadino Letta dopo la sua mirabolante scoperta? Nulla, come al solito continuando a difendere i privilegi della sua elite? No, naturalmente. Sicuramente lei AUSPICA. Cosa auspica? Non ha importanza l’importante è auspicare.
E’ il tanto citato Populismo a liberare il dio nazionalismo che a sua volta libera rabbiosi razzismi, antisemitismi, totalitarismi? Noi, che stiamo scrivendo questo manifesto, non siamo mai stati razzisti, meno che mai antisemiti, molto meno antisemiti di tanto radical chic e tanta società civile che dalla notte dei tempi ricorre a tutte le coperture possibili: gli ebrei sono deicidi, gli ebrei sono strozzini, gli ebrei rubano i bambini, gli ebrei congiurano dalla notte dei tempi per impadronirsi del mondo, gli ebrei parteggiano per Israele, gli Ebrei costruiscono muri. Tutto per coprire il loro radicato antisemitismo e, magari, esaltare gli assassini di Hamas. 
Qualche considerazione sul termine “cittadini comuni” che ricorre così spesso nei discorsi della società civile che evidentemente non si ritiene composta da cittadini comuni. "Comune" è un termine usato dai collezionisti, ad esempio i collezionisti di monete o francobolli per indicare, esemplari non rari in contrapposizione appunto al termine raro, ossia costoso, ossia prezioso e da custodire con la massima cura. Evidentemente i non populisti, gli elitari, i seguaci della repubblica di Platone, si ritengono "preziosi", mentre i comuni possono anche essere stropicciati, buttati, calpestati.

Da
  IL Manifesto degli Incivili
di Ezio Saia


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