martedì 5 novembre 2019

Se il populismo vuole allungare le mani sulla cultura. Panarari 3/3



Un appello prima del famigerato Robespierre. Chi possiede la cultura possiede la società. Chi è fuori della cultura viene ostacolato cacciato non pubblicato. Uniamoci e Facciamo una nostra casa editrice, un nostro giornale culturale, produciamo un nostro canale televisivo. Senza posizione nella diffusione culturale tutti gli exploit sono destinati a sgonfiarsi. Dotiamoci di questa base unendo le nostre forze in questo progetto. Scrivete a esaiae07@gmail.com esaiae@libero.it e date la vostra disponibilità e la vostra adesione.  

Se il populismo vuole allungare le mani sulla cultura. 

Torniamo al nostro famigerato Panarari 3/3

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Sulla cultura l’avvento di Berlusconi fu rivelatore. Le accuse di ignoranza, di fascismo, di barbarie al potere furono ossessive. Nulla da dire sulle accuse di conflitto di interessi. Molti di noi le condividevamo allora e le condividono oggi. Ma l’esplosione di rabbia fu tutta contro cultura che rappresentava. Noi che da piccoli allievi dalle elementari avevamo sentito le nostre maestre ingiungere “Studia! Mica vuoi restare asino come un Bantù!” Noi a cui successivamente avevano con pazienza spiegato, che tutti i popoli, anche i Bantù, avevano la loro cultura che andava rispettata, ecco che, con l’arrivo del popolo sostenitore di Berlusconi, venivamo tacciati di bieca incultura. L’esaltata e fanatica opposizione alla cultura berlusconiana portò, ad esempio, la rivista Kainos n. 11 a una raccolta di scritti dal titolo Ignoranza e cultura in Italia, il tutto all’insegna del detto dell’eccelso, sapiente, sotutto e professorone Stefano Bartezzaghi che recita “Il berlusconismo è elaborato in modo da essere pienamente compreso e accettato soprattutto da chi più è privo di strumenti culturali.” Il che significa, tra l’altro, che chi votava contro Berlusconi prima e per Berlusconi poi, aveva perso dalla sua tasca i fatidici strumenti culturali”?
Cultura? Parliamo del cinquantennio di pesante giogo di egemonia della sinistra, della cultura antiamericana, della criminale cultura comunista di Lenìn e Stalin? Parliamo del nuovo razzismo antiebraico, della sinistra filo palestinese fino all’assurdità?
L’archiviazione dell’egemonia culturale delle sinistra è lungi da venire. La sinistra, intendo quella del PCI si è rifugiata sotto l’’ombrello snob, radical chic, antipopolare del gruppo Repubblica e, in generale, nel comodo fortino dei giornali e dei giornalisti, pilastri della democrazia.
Il patto infame prevede l’intoccabilità degli stratosferici denari di giuda ai giornali che permette a giornalisti e opinionisti come lei di banchettare ad aragoste e champagne. 

Del resto, a conferma di quanto detto finora, sempre su La Stampa, in un’intervista, Sabina Guzzanti auspica che la RAI non venga governata dai partiti ma da un gruppo d’intellettuali, il che è perfettamente in armonia con una democrazia alla repubblica di Platone, dove i saggi, i sapienti governano decidono per il bene di tutti, anche dei più rozzi e quindi come gentile concessione non imporrebbero solo ciò che piace a loro ma per benigna concessione anche spettacoli leggeri per far contenti questi benedetti ragazzi, che si divertono solo con baggianate, spesso repellenti, ma tant’è, bisogna aver pazienza ci sono anche loro, senza superare certi limiti intollerabili, però, come il Bagaglino e l’Isola dei famosi, che ai nostri saggi intellettuali e pomposi professoroni o donnoni proveniente da quel vero covo d’elite che è la banca d’Italia.
Ho detto “Donnoni”? che vergogna ma insulti di questo tipo non sono stati definivamente sdoganati dalla nostra Sabina nonchè Guzzanti il giorno fatidico e storico in cui apostrofò Ferrara con il termine “CICCIONE”?

Il Professorone Panarari parla poi dell’Esecutivo a “trazione leghista che sferra il primo cazzotto (progetto di riorganizzazione dei musei) e il secondo l’ostentata simpatia per il programma “Il grande fratello” che secondo il comico Panarari fa da filo conduttore lungo tutta l’epopea berlusconismo, renzismo, grillismo, salvinismo. Grande epopea dove e’ onnipresente oltre che il Grande fratello, la Nutella, portafortuna tanto di un noto regista che preconizzò un mai avvenuto assalto alla procura di Milano. Insomma siamo con Berlusconi sarebbe dovuta avvenire la fine della civiltà, la fine del mondo, altrettanto con Renzi, altrettanto coi grillini, altrettanto con Salvini. Fine del mondo ed inizio di un nuovo medioevo barbarico se la provvidenziale donnona (Termine sdoganato dall’eccelsa Sabina) non avesse abolito “L’isola dei famosi”, tre professoroni radical chic “Il Bagaglino” e, se il “popolo” italiano non avesse iniziato a far la danza della pioggia attorno alle procure.
Ma il Grande fratello e la Nutella ancora incombono, e la lotta contro coloro che intendono “Massimizzare” i maniera ossessiva e inesorabile, per vincere quelle abominevoli elezioni democratiche dove non vincono i saggi sapienti ma i sozzi ingozza tori di Nutella e di Grandi fratelli. Ma quando la finiremo con questa democrazia da accattoni e insegneremo, magari con la frusta agli elettori come si deve votare?
“Ferrea legge dei consensi”? la politica In politica si chiama democrazia. Vogliamo che metà Italia faccia teatro, televisione, filmografia, cultura e giornalismo pagato dall’altra mezza Italia, professor Panarari? E’ già così.
Quello che i nutellari propongono è “un modello (apparentemente paradossale) di following leadership identitaria” scatenato dalla nutella? Identitaria questo è un altro termine che lei, come del resto tutto il giornalismo al servizio del padrone, non approfondisce. Identitaria con cosa? Con la nazione, con la lingua, con la civiltà, con la cultura? Forse sarebbe meglio che i giornalisti approfondissero la complessità delle ramificazioni concettuali. A me come, a molti miei conoscenti (tutti populisti e incivili naturalmente) l’identità nazionale interessa nulla. Il Trentino alto Adige austriaco? Non vediamo l’ora che se ne vada dall’Italia con tutti i denari che ci succhia. L’indipendenza della Sardegna? Perché no? L’indipendenza della Catalogna? Certo. Della Corsica? Certo, la divisione del Belgio certo? L’indipendenza dei paesi Baschi dalla Spagna e dalla Francia? Certo. L’autonomia di Firenze? Certo.
La civiltà è nata nella Grecia delle città divise ed è rinata nei comuni, delle città rinascimentali come Firenze, Siena, Milano, Genova, Mantova,Venezia. A che serve l’autodeterminazione dei popoli, se poi non viene applicata. Che importanza ha l’autonomia della Catalogna in un ambito dove vige un leggero velo di unità europea e non l’impero? Le città greche nemiche fra loro seppero allearsi contro l’esercito imperiale persiano, le città italiane, che rinnovarono il miracolo culturale greco, seppero allearsi e bloccare l’impero, il Barbarossa. E con l’impero e il Barbarossa giungiamo a un altro punto dolente per gli “Identitari”: l’Europa è per noi l’impero e il Barbarossa, da demolire a favore di una coperta più leggera, per voi, invece, da ispessire nella sua corazza, nelle sue armi.
Non parliamo poi del demenziale sistema dei soldi dati dagli stati all’Europa e restituiti dalla Europa agli Stati. Giustissima la ripartizione verso zone e comunità più povere, ma non il metodo: branchi di professoroni che negli stati, nelle regioni, studiano, elaborano progetti e branchi di professoroni che nei salotti europei, li esaminano, li approvano, li bocciano, li modificano. Due passaggi professorali di “Esperti” costosissimi e inutili, forse dannosi. Due barriere elitarie cui si danno soldi e potere. Potere per cosa Per valutare? Chi sono queste congreghe di professoroni? Quanto sono attendibili? A questo punto dovrebbe risvegliarsi quella mentalità scientifica, che sarà pur squadrata ma sarebbe salutare in tutta la società? Inorridiamo di fronte a certi dati spacciati per scientifici che violano le regole elementari, quelle che se non osservate, ridicolizzano ogni laboratorio di misure scientifiche. L’esito di un calcolo di una misura non è un numero ma un intervallo di valori con allegata l’indicazione del metodo utilizzato, degli strumenti utilizzati per arrivare a quell’intervallo. Numeri comunque aleatori perché quel + e quel – certificano gli errori che possiamo valutare.
Prima dell’ultima recente valutazione sulla convenienza della linea di alta velocità con esito ampiamente negativo, nonostante le spese già sostenute, altre tre o quattro erano state fatte con esiti positivi. Possibili che nessuno si chieda: erano incapaci e ignoranti quelli di prima o quelli di oggi? In ogni caso il tempo, i soldi, il potere se li sono presi il primo e il secondo branco. Evviva! Un evviva alla oggettività e alla correttezza.
Un po’ più di oggettività scientifica, un po’ più di cultura scientifica, un po’meno di sociologia, di psicologia, di politologia: danno il premi nobel della biologia, della fisica, della chimica e che fanno i giornalisti? Approfondiscono dedicano qualche dibattito ai vincitori e alla scienza? No continuano con le loro cretinate sull’Europa, su Prodi, su Salvini e via dicendo: le stesse di ieri con altri attori o con gli stessi, le stesse del mese prima, dell’anno prima. Perché? Perché sono asini.

Chiediamo un sistema policentrico, un sistema molteplice di proibizioni, divieti, politiche, inventività, convenzioni, dove l’unità della lingua non si uniformi all’unità dei sistemi culturali e imprenditoriali. Molti sistemi di organizzazioni e di libertà vivificante, contro un unico centro che, benché democratico, non mantiene la ricchezza dei molti rispetto all’uno che forzatamente deve avvicinarsi all’impero repressivo di un Politburo. Un sistema che permetta ai singoli di spostarsi, di scegliere Atene rispetto a Sparta, Firenze, Venezia, Genova, Amalfi, Milano rispetto alla Roma papalina. Un sistema già glorificato, approfondito dall’ostracizzato illuminista Cattaneo rispetto alla boria rissosa, repressiva delle nazioni romantiche.

Un promemoria per il Massimiliano alla moda: no, non è affatto abbattuta l’egemonia kolkosiana della sinistra. Le case editrici, tutte, oppongono la diga delle Agenzie letterarie dove domina il radical chic, dove in fondo all’anima resiste la melma del disgusto se un romanzo mette alla berlina Einaudi, la società Snob, l’elite, il perenne festival della resistenza, le foibe e diventano culto i romanzi che preconizzano piangendo la fine degli intellettuali nelle gabbie dello zoo. In alternativa, vengono promossi romanzi, corti, banali: uno o due persone, un’indagine su un delitto, un commissario, un amore. Autori che si guardano l’ombelico, evocano l’infinita gerarchia degli inconsci, dei sottoinconsci dei sovrainconsci, la torbida palude di Freud, scritti coi piedi: anzi con un piede solo.
Ne approfitto per un appello per la nascita di una cultura popolare di destra e, finalmente di nuova nostra casa editrice, non cupa serva dell’elite, del pollaio del liceo classico e del greco,.

Io non sono orgoglioso di essere o non essere più colto di lei (sicuramente più colto di lei lo sono) ma lo sono per non essermi arreso alla trasformazione della democrazia dei cittadini in repubblica platonica dei filosofi, al contrario di lei che ha contribuito e contribuisce sguaiatamente a consolidarla. Tutte le nostre democrazie si stanno trasformando in repubbliche di Platone. Se ce la faremo a fermare questo movimento sarà come ha predetto. Insomma, la chiuderemo nello zoo professorone Panarari, magari in coabitazione con una tigre. E’ contento?
Ancora una considerazione. L’elite si siede sul divano e il populismo si “stravacca”? Ci fu un tempo in cui l’atto sessuale, se fatto a sinistra era “fare l’amore”, se fatto a destra era solo “squallida chiavata”. Non cambierete mai.


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