La NATO provoca la Russia fino alla catastrofe
Quando
con l’ennesima provocazione antirussa, l’Europa e la Nato si volevano annettere
l’Ucraina, così come si erano annessi la Polonia e tutte le ex nazioni del
mondo comunista, nonostante l’esistenza di un patto fra Russia e America che
nessun politico occidentale nega.
Non
esiste un scritto trattato, ma esiste comunque testimonianza scritta in due
verbali di riunione dei membri Nato, dai quali risulta che fu negato l’ingresso
in Nato della Polonia, che ne aveva fatto richiesta, perché America e Nato
avevano preso un chiaro impegno con la Russia di non allargarsi agli stati ex
comunisti.
Inizio ora
un’argomentazione delicata, che solo alla fine mi sono deciso a scrivere. Sono
– non l’ho mai negato – uno dei tanti vituperati sovranisti, (A questo ed altri
argomenti, come al nuovo dogma dell’intoccabilità delle frontiere. sarà
dedicato il secondo dei tre volumi di questo saggio) e mi sono deciso a scriverlo
per due ragioni; la prima perché mi dà l’occasione per sfiorare argomenti
scientifici che ritengo importanti per il ragionamento in generale e per i temi di
questo saggio in particolare, la seconda perché sentire oggi parlare di fatti e conseguenze dei fatti, là dove
ormai da secoli si dovrebbe ragionare e parlare in termini di funzioni, derivate integrali,
discontinuità, catastrofi, anelli chiusi, stabilità, cibernetica, ecc. è
frustrante.
Non viviamo più né nelle
caverne né nel medioevo. Questo non toglie che altri pur utilizzando questi
strumenti possano arrivare a conclusioni diverse dalla mia.
Per aiutare il ragionamento ho
rappresentato graficamente, semplificando, la situazione del succedersi degli
eventi, così come i progressi consolidati dell’analisi matematica e della
fisica ci permettono, avendo come minimo obiettivo di mostrare che i concetti
dell’Analisi matematica ci mettono in condizione di colonizzare lo spazio degli
eventi in modo da non confondere un PUNTO
con l’andamento di una FUNZIONE.
Purtroppo i giornalisti non hanno
questo tipo di cultura e non la posseggono neppure i numerosi opinionisti che
parlano lo stesso linguaggio che i nostri progenitori usavano quando abitavano
nelle caverne, il che è naturalmente l’effetto dell’educazione rigorosamente
umanistica, ancora imperante nella cultura italiana e non solo nella cultura
italiana.
Non parlo delle disquisizioni fra fatti e
interpretazioni, non pervenute nella cloaca d'ignoranza dei giornalisti; Qui,
con questi giornalisti e opinionisti, siamo al livello degli indiani perfidi e
cattivi e delle giubbe buone. Parlo delle frasi tipo Gruber: "Che la Russia abbia aggredito è un fatto"
ma indubbiamente dopo le discussioni fra fatti e verità, tra fatti e
interpretazioni, fra affidabilità dei dati sensibili, su cui si sono affaticati
i pensatori, un po' di cautele dovrebbe aver impregnato anche la discussione
politica. Chi ha un minimo di conoscenza delle funzioni in matematica sa che un
punto della sua curva non è isolato ma va analizzato con tutto il decorso della
funzione, delle sue derivate, dei suoi integrali.
In ogni caso, anche parlando di fatti come
i nostri eccellenti giornalisti tivù marchiati dall'ossessione: "Che la Russia ha aggredito la Ucraina è
un fatto", se io, Ucraina, con la mia macchina, attraverso
un incrocio e vengo investito dal camion Russia, questo è un fatto, chiaro,
inequivocabile ma, prima di distribuire le colpe, non è meglio vedere com'era
il semaforo. Se il semaforo per la macchina Ucraina era rosso, come la
mettiamo?
Era Rosso? Che dite? Forse
no, ma certamente era giallo dal duemila dodici, quando Putin
aveva dichiarato che l’occidentalizzazione della Ucraina, avrebbe posto fine
alla pace. Nessuno volle credergli: un’alzata di spalle e via, il che non stupì
nessuno visto che il grande Obama, premio Nobel per il suo lavoro, ancor prima
di iniziarlo, aveva solennemente dichiarato che la Russia era solo più una
potenza regionale. Ma può qualcuno seriamente pensare di bollare come potenza
regionale una nazione che possiede forse l’arsenale atomico più potente della
terra? Obama non era solo un imbecille ma anche un criminale quando guidò la
Nato a intervenire nella guerra civile libica, perché Gheddafi andava
eliminato, perché il fiume libico andava fermato, perché colui che pretendeva,
per il suo popolo, un risarcimento della vergognosa pagina coloniale doveva
perdere vita e potere.
In figura A sono rappresentati i
livelli di irritazione e inimicizia raggiunti fra Nato e Russia; livelli di
irritazione e rabbia per i Russi, che assistevano alle continue e sistematiche
provocazioni e dovevano comunque ingoiarle. Parlo naturalmente di eventi come
l’invasione dell’Iraq, come l’intervento della Nato in Libia e successivamente
in Serbia, del bombardamento della Serbia, dell’assegnazione del Kosovo agli
albanesi, tutti paesi e regimi alleati di Mosca e parlo della successiva
ammissione della Nato di tutti i paesi ex URSS.
I presidenti americani agirono del
tutto incuranti degli interessi della Russia, divenuta ormai, dopo la caduta
dell’URSS una piccola inoffensiva potenza regionale. Obama, da buon cretino, lo
dichiarò pure pubblicamente come una inconfutabile verità che permetteva alla
Nato di fare il bello e il cattivo tempo, perché in ogni caso la Russia sarebbe
rimasta nel suo angolo, ruminando la sua rabbia.
Per semplificare possiamo considerata
linea spezzata di fig. A come un linea continua crescente Y=X che certamente si
avvicina alla realtà più della spezzata e interpretarla come la funzione
velocità di un moto uniformemente accelerato che ci testimonia una rabbia verso
l’insopportabilità che deve aver afflitto e umiliato la Russia.
In figura B è rappresentato il
possibile azzeramento della rabbia russa, se dopo la prima, l’Occidente avesse
posto fine alle provocazioni. Nella C si mostra il crescere della rabbia con le
successive provocazioni.
Nella D si interpreta, interpolando, la
spezzata come una funzione uniformemente accelerata, anche se in realtà
l’accelerazione fu sicuramente non costante ma crescente.
Fig. E
Sia la funzione che il
suo integrale indefinito sono fortemente crescenti, l’integrale molto più della
funzione,
Passando da 1 a 5 la funzione sale a 5 mentre il suo integrale sale a 25/2) e tendono all’infinito. In realtà a un certo punto, raggiunto il limite della sopportazione, il sistema si ribella e deflagra.
Non stupisce quindi
che i Russi e con lui i russi abbiano interpretato l’agire dell’Occidente come
la preparazione di un’ennesima invasione della Russia, al fine di suddividerla
in tanti staterelli e rubare le sue risorse. Del resto è ciò che si proponevano
Patton e, forse, Churchill che volevano continuare la guerra e invadere il
mostro russo-comunista.
Catastrofi
- fenomeni usuali
Sembra impossibile ma si continua a non
tener conto di fenomeni che accadono tutti giorni sotto i nostri occhi, tanto
da spingerci a esclamare: “Per favore svegliatevi”
Parlo dei cambiamenti di stato, da solido
a liquido, a gassoso e viceversa che sono sempre esistiti e dei quali
conosciamo in profondità le leggi. Se scaldo l’acqua e non voglio che evapori
devo fermare l’innalzamento della temperatura, se non voglio che si trasformi
in ghiaccio, devo alzarla. La responsabilità dei cambiamenti di stato non
voluti è solo nostra, non del fuoco
e del latte. Perché non si intervenuti in tempo contro la Nato che continuava a
aumentare il calore del fornello?
Da piccolo dovevo spesso sorvegliare la
bollitura del latte e nelle poche volte in cui mi distrassi e il latte
traboccò, mia madre non se la prese né col latte, né con la stufa ma con me,
unico responsabile che avevo portato il sistema oltre vi limiti.
La catastrofi più o meno improvvise
sono sempre esistite. Tra questi mi limito a segnalare:
A)
I cambiamenti di stato,
B)
Superamento dei limiti di tenuta dei
materiali.
C)
Reazioni chimiche
D)
La perdita di stabilità nei sistemi a
feedback,
E)
I fenomeni di saturazione
Cambiamenti di stato
Sono tutti i passaggi più o meno violenti fra stato liquido e
gassoso, tra stato liquido a solido e, naturalmente i loro contrari. Ho appena
fatto nel precedente paragrafo l’esempio della bollitura del latte.
Superamento dei limiti di
tenuta dei materiali.
Non perdo più tempo del necessario: se
soffio troppa aria dentro un palloncino, questo a un certo punto esplode. Gli
elementi fisici, attivi o passivi, hanno, a seconda delle situazioni in cui
vengono spinti, un loro limite, oltre i quali deflagrano e si distruggono.
Reazioni chimiche.
Certi elementi o composti chimici se
vengono a contatto, reagiscono chimicamente ed esplodono. E il principio della
saldatura a ossigeno: Ossigeno in una bombola e Idrogeno in un’altra vengono
portati a contatto fra loro e hanno una violenta reazione che porta la miscela
a temperatura altissima capace di fondere i materiali, tagliare e saldare
lastre di ferro.
Perdita di stabilità nei
sistemi a feedback
I sistemi complessi artificiali o
biologici o parzialmente artificiali e parzialmente biologici non si comportano
diversamente dagli eventi catastrofi.
Norbert Wiener
ha sviluppato una teoria chiamata cibernetica,
in cui quei cambiamenti non vengono chiamati catastrofi ma più semplicemente
passaggi da stabilità a instabilità. Questo può avvenire per varie ragioni e se
si osserva un semplice schema ad anello chiuso del tipo sotto indicato
Si capisce che, se la reazione passa da
negativa a positiva o se qualcosa muta, (ad esempio l’amplificazione (AMPL)
dell’anello chiuso che si alza eccessivamente) si ha perdita di equilibrio.
L’anello del sistema, nel suo
funzionamento, può essere stabile o instabile. Per valutare il grado di
stabilità del sistema esistono vari criteri ma sicuramente l’accesso di
amplificazione rende il sistema instabile.
Reazione ai comandi
Quando la reazione ai comandi è troppo
veloce, troppo violenta (troppo derivativa) o troppo lenta (troppo integrativa)
si possono verificare catastrofi.
Sono al volante di una macchina, si
presenta all’improvviso un pericoloso ostacolo. per evitarlo ruoto il volante
se lo faccio troppo violentemente verso destra finisco nel fosso, se troppo
violentemente verso sinistra invado la corsia opposta e rischio uno scontro con
un altro veicolo.
Se al contrario la mia reazione è
troppo lenta (integrativa) rischio di non riuscire ad evitare l’ostacolo e, se
riesco ad evitarlo, la successiva reazione, sempre troppo lenta, mi porta nel
fosso o nella corsia opposta a scontrami con un altro veicolo.