Chiedendo scusa, pubblico,uno della ventina di post, scomparsi dalle bozze anni fa e ora ricomparsi, lo faccio perché ancora ne condivido i concetti.
Pur essendo non credente, non posso non constatare che il post di Giorgio Lecchi (Face, 4 aprile) dipinge un mondo radicalmente diviso tra valori positivi (laicità, democrazia, cultura, scienza, tolleranza) e valori negativi (verità e fanatismo religioso). Ma le cose non stanno affatto così. Le atrocità del Nazismo, dei vari fascismi, del Comunismo, il loro stermini di massa, le loro persecuzioni dei dissidenti, i loro delitti non erano certo ispirati dal dio cristiano ma dai vari dei secolarizzati strappati dal cielo e insediati sulla terra nella forme del Dio nazionalismo, del dio Comunismo, del dio nazifascista, con il loro corredo di verità assoluta di fronte alla quale non si poteva che obbedire.
Ho analizzato
in un altro scritto postato in questo gruppo la struttura comune a queste divinità
celesti e secolarizzate. Le atrocità dei fedeli del dio cristiano che ha
regnato per secoli, imponendo le sue persecuzioni sono state compensate dalla
indicibili crudeltà degli dei non cristiani in quel cinquantennio in cui
hanno regnato, tanto da far apparire i fanatici cristiani e maomettani del
passato e del presente quasi dei”dilettanti”del delitto e della perversione.
Il comportamento di questi dei verso la scienza e verso la
conoscenza in generale non è stato diverso dai loro cugini del passato; non
solo il Nazismo proibiva e bruciava i libri ma anche il Comunismo. Anche queste divinità “laiche” subordinavano la scienza alla dottrina. Non possiamo certo ignorare
che nella Russia sovietica per motivi ideologici Lamark fu promosso e Darwin
bocciato, che Freud fu bandito, e che perfino la relatività di Einstein, dopo
mesi di attento esame, fu accettata dall’apposita commissione che, bontà sua, la
certificò, non per il suo valore scientifico, ma perché non in contrasto con il
libro sacro di Marx corretto dal suo profeta Lenin.
Anche l’infame strage (la seconda, quella terribile e
sanguinaria) dei Armeni in Turchia non fu una strage ispirata dal dio Maometto
contro il Dio cristiano, ma dall’ideologia laica e nazionalista dei “giovani
Turchi”. Anche l’altrettanto infame strage delle foibe non fu una strage tra
fedeli di diverse chiese ma tra diversi nazionalismi (italiano e slavo) o diverse ideologie politiche (comunismo e fascismo)
Il
fenomeno della secolarizzazione è spesso chiamato in causa in riferimento al
concetto di laicità ma la secolarizzazione del divino ha molti volti.
Uno
degli aspetti più spettacolari e riusciti fu l’omologazione di Gesù Cristo a
precursore del socialismo. Un’omologazione che finì per conquistare anche
numerosi credenti e gruppi ecclesiali votati all’aiuto dei poveri, alle
pratiche di soccorso e solidarietà e particolarmente sensibili tanto alle
sofferenze delle classi e dei popoli oppressi che alle esigenze egualitarie
portate avanti dal socialismo.
Ma per
i veri credenti, per i quali il cristianesimo è una religione con un Dio
trascendente che ha parlato alle sue creature attraverso il Libro, nulla è più
inaccettabile che la riduzione dell’azione di Cristo alla sua predicazione
sociale. Il centro sacro, il fondamento della fede cristiana non sta nella
supposta predicazione rivoluzionaria, ma nel sacramento dell’incarnazione.
Cristo non è un precursore di Marx ma è il Dio che si è incarnato in terra per
redimere l’uomo dal peccato originale.
Prima
di Ugo da S. Vittore i padri della chiesa nei loro commentari alla Bibbia
seguivano la loro fonte non solo nel contenuto ma anche nella forma. Una forma
che partendo dalla creazione del mondo proseguiva fino all’avvento del Cristo e
alla finale resurrezione della carne, seguendo, in forma narrativa, il cronico
susseguirsi degli eventi storici dei rapporti fra Dio e il suo popolo e deducendo
da questi le leggi della fede.
Ugo
capovolse la tradizione e volle presentare il cristianesimo iniziando dal suo evento religioso più sacro e fondamentale, ossia
dall’incarnazione.
“Il centro della Cristianesimo, dice Ugo,
è Dio che s’è incarnato e fatto uomo per salvare noi peccatori in questa vita
sulla terra. Il Verbo fattosi uomo è il nostro re che è venuto in questo mondo
per combattere il demonio; tutti i santi sorti prima della sua venuta sono
stati i precursori di questo re; tutti i santi venuti dopo di lui e che ancora
verranno sono una schiera di guerrieri che seguono il loro re. Ma il re, Lui,
sta in mezzo al suo esercito e procede con esso attorniato e circondato da ogni
lato dalle schiere di soldati. E anche se in questa folla, appaiono diversi
tipi di armi, cioè se diversi sono i sacramenti e i costumi dei popoli che
hanno preceduto o seguito Cristo, tuttavia tutti quanti militano per il solo re
e seguono un solo comandante, combattono il medesimo nemico e ricevono una
medesima corona vittoriosa.”. (Ugo da S.Vittore, De Sacramentis, Prologo, libro 1.)
Con
questo incipit Ugo di San Vittore non cambia solo l’ordine degli eventi né pone
solamente in primo piano l’evento più sacro e centrale della fede, ma compie
qualcosa di più profondo. Cristo avanza come un re e un conquistatore e le sue
truppe non sono solo i suoi fedeli ma anche gli uomini saggi e buoni vissuti
prima di lui. Tutti partecipano di quel sacramento, ci dice Ugo: l’incarnazione
non fu un evento; non fu, cioè, un accadimento in un preciso tempo della
storia con un inizio e una fine, ma fu atemporale: nell’incarnazione di un dio
eterno e infinito, si realizza l’incontro fra l’eternità e il tempo, un’unione
che unifica i secoli e riporta in un eterno presente il passato e il futuro.
Tutto
ciò che accadde nel tempo dell’incarnazione di Cristo, continua ad accadere ed
è sempre accaduto in ogni istante del passato; il sacrificio dell’incarnazione
e la redenzione accadevano fin dall’inizio dei secoli, accadevano in Grecia ai
tempi di Socrate, Platone, Aristotele, continuano ad accadere oggi così come
accadranno in futuro. Il corpo di Cristo è sempre coi suoi fedeli e lo sarà in
futuro fino alla fine dei tempi.
I veri
credenti, coloro che non leggevano il Nuovo
e Vecchio Testamento solo per ritrovare le tracce delle loro personali
convinzioni, non poterono che sentire come scandalosa riduttiva e dissacrante
un' identificazione di Cristo come precursore di Marx. Del resto interpretare teorie, dottrine,
miti, divinità, testi sacri di una cultura sotto le lenti deformanti di
un’altra non può che portare falsificazione sistematica. Levinas inorridisce a
vedere il Dio biblico letto attraverso le lenti della filosofia razionalistica
greca. Come il dio della Bibbia non è quello filtrato attraverso le teorie di
Aristotele, di Platone o di Socrate, così il Cristo precursore di Marx non è il
vero Cristo. I Teologi, i filosofi, i padri della chiesa filtrarono il Dio del
Nuovo e del Vecchio Testamento attraverso le filosofie di Platone, Aristotele
ma il loro Dio s’ibridò col mondo delle idee e col Demiurgo di Platone, con la
metafisica di Aristotele, con la sfera emanante Plotino.
I padri
della chiesa assimilarono alla loro fede la filosofia greca e ne furono a loro
volta assimilati e colonizzati. Assimilare significa digerire il simile,
rendere simile il dissimile espellere come rifiuto inutilizzabile il non
assimilabile. L’assimilazione è la forma con cui conosciamo, la forma generale
della conoscenza. La riduzione di una teoria ad un’altra, sia che si parli di
riduzione della matematica alla logica, sia che si parli di riduzione di Gesù a
precursore di Marx, è una delle forme in cui avviene l’assimilazione.
Assimilare significa conquistare e perdere[1].
Nonostante
tutto, dobbiamo ammettere che il problema affrontato da questi pensatori e
teologi era reale; un problema di comprensione, di comunicazione, di
conciliazione con teorie di pensatori verso i quali molti uomini di fede
nutrivano un’ammirazione sconfinata. Tutto
ciò implicava la conciliazione del Libro con la sapienza testimoniata da quei
grandi pensatori e, indirettamente, la conciliazione del loro Dio con la
ragione, che, donata da Dio agli uomini come strumento per comprendere il
mondo, trovava il suo uso più elevato quando, come condizione di comprensione e
comunicazione reciproca, si innalzava verso Dio, rischiando inevitabilmente la
profanazione. Ne furono ben consapevoli personaggi come San Bernardo, nemici
acerrimi di questa razionalizzazione che, secondo loro, rasentando l’eresia, si
macchiava di quello stesso peccato di superbia, commesso da Lucifero e da
Adamo.
Le vie della
secolarizzazione e la struttura del dio.
La
secolarizzazione viene usualmente intesa come un depotenziamento del
sacro, come una relativizzazione della verità, come una reazione al fanatismo
religioso e alla terribilità del dio delle persecuzioni, dell’inquisizione,
della caccia alle streghe, delle sanguinose guerre ermeneutiche e contemporaneamente
come un approdo a una cultura laica e tollerante ma questo non è il suo unico
volto. La morte di Dio non è solo il
rifiuto di quel Dio trascendente che domina le nostre coscienze, che ci incute
paura, che ci spinge ad armarci per difendere la fede e annientare i suoi
nemici ma, al contrario, è anche stata ed è tuttora, troppo spesso una sostituzione.
Molti
uomini non possono essere privati della loro fede. Quella fede, quella
religione, quel Dio sono per costoro sistema d’orientamento, interpretazione
del mondo, fondamento e legge morale: un’ancora solida come una roccia a cui
aggrapparsi. La verità assoluta, la giustizia assoluta, l’ordine delle leggi,
la garanzia della stabilità del mondo, della morale, il senso stesso del
vivere.
Per
costoro, per chi ha ereditato, vissuto, metabolizzato quell’architettura di
certezze, ritrovarsi senza Dio, senza fondamento, senza certezza di verità,
significa essere deportati in un mondo alieno, senza senso, giustizia e verità.
La loro vita galleggia sul nulla, perde ogni certezza, perde il suo senso:
senza di quel sistema di certezze non possono vivere. Anche se convinti della
morte di quel Dio, si ritrovano alla ricerca ansiosa delle certezze perdute e
del Dio perduto e sono pronti alla sua sostituzione.
E qual
migliore sostituzione del vecchio e screditato dio trascendente con un Dio
immanente che ripristini sulla terra quella verità, quella architettura e quel
senso? Metaforicamente il vecchio dio morto viene rivitalizzato e trascinato in
terra con tutta la sua architettura di solide certezze, per assumere il nome di
Dio Nazionalismo, dio Nazismo, dio Comunismo.
Il Naphta
della Montagna incantata giunge a
contrapporre alla visione di un Settembrini, democratico, disincantato e laico,
la visione di uno stato armonioso in cui Comunismo e religione cristiana si
sono integrati per costruire uno stato etico che realizzi, con la Volontà Generale , il regno di
Dio sulla terra. Pur essendo il personaggio di un romanzo, Naphta impersona le
aspettative dei tanti, che hanno sentito nel passato e sentono nel presente la
necessità di anticipare sulla terra l’addivenire della giustizia divina con le
sue compensazioni di pene e di premi, con quella giustizia, con quella
esaltazione degli umili e quell'umiliazione dei superbi che il Libro garantisce solo
nell’al di là.
La
filosofia di Tieiard de Chardin è ancora più visionaria. Partendo
dall’incarnazione redentrice di Gesù, presente in ogni istante della vita
dell’uomo, interpreta il cammino della civiltà umana come un eterno progresso,
una continua conquista di conoscenze e di moralità che avvicina l’uomo a Dio,
come se la promessa di redenzione fosse la metafora di un destino di
perfezionamento, il cui esito è l’identificazione dell’umanità col suo Dio.
Il
termine ‘secolarizzazione’ copre, dunque, un vasto ambito di senso. Da una parte
si parla di ‘secolarizzazione’ come di un processo di perdita d’importanza, di
indebolimento, di marginalizzazione del divino, dall’altra come di una vera e
propria umanizzazione del divino, una sostituzione del vecchio Dio con un nuovo
Dio o, più, metaforicamente di un trasporto del divino dal cielo alla terra,
con ideali e ideologie terrene ma altrettanto terribili. Da una parte un
depotenziamento, dall’altra una mutazione del divino ma senza alcun
depotenziamento: il Dio viene portato dal cielo alla terra, pur conservando
la terribilità, la grandezza e il potere posseduti in cielo.
[1] L’argomento è trattato nel post E. Saia Linguaggio e informazione, verità e falsità: il travisamento della
natura informativa delle teorie della rivista Critica Impura Linguaggio
e informazione, verità e falsità: il travisamento della natura informativa
delle teorie.
Semplificando Parlerò di modelli e teorie per analizzare la loro
natura informativa, Sono modelli di un edificio sia 1) un plastico in scala,
che 2) una serie di equazioni strutturali che ne descrivono le condizioni di
equilibrio statico, ecc.
Accettata questa pluralità
dei modelli si pone il problema del tipo di relazioni esistenti fra i vari
modelli, e l’oggetto cui si riferiscono.
Se usiamo come modello per un edificio un plastico tridimensionale che
ne riproduce in scala la geometria, da esso possiamo risalire alle misure
dell'oggetto e così via. In sostanza seguendo le procedure codificate, possiamo
porre certe domande e ottenere risposte;
Se le domande riguardano la tenuta di un solaio, non
interrogheremo il modello plastico, ma un modello strutturale che, se adeguato,
disporrà di procedure e calcoli che ci permettono di ottenere una risposta.
Anche il modello strutturale non è però un modello totale (informazione
completa). Non potrà informarci, ad esempio, né sul colore delle pareti né sul
numero delle finestre.
Ogni modello è, quindi, un'organizzazione di alcuni tipi
d'informazione, ma non di tutti; teorie e modelli, sono sistemi organizzati
d’informazioni progettati in funzione delle informazioni volute. Il complesso
dei fini e delle disponibilità conoscitive ne determinano la struttura.
Questo è fondamentale: un modello non può contenere tutte le
informazioni dell'oggetto di cui è modello. Il modello totale di un sistema è
solo il sistema stesso: l'unico modello totale di un edificio è l’edificio
stesso.
Non si può risalire da un modello a un sistema nello stesso senso
in cui non si può risalire da un plastico all'edificio originale. Modellizzare,
teorizzare è, in certo senso, conquistare
e perdere dove la perdita di
informazioni è connaturata con la procedura per formarle. Il modello totale
dell'oggetto, del sistema, del mondo non può essere che l'oggetto, il sistema,
il mondo. Ogni modello, ogni teoria rivelano in quanto danno accesso a
informazioni e perdono in quanto è la stessa procedure d’accesso a
comportare perdita di altre informazioni. Che una conquista comporta una
perdita è una caratteristica universale delle teorie e dei modelli.
Non mi dilungo se non per avvertire che userò il termine
‘Assimilare’ per indicare il procedimento di modellizzazione e teorizzazione
sul mondo. L’assimila, infatti, utilizzando il simile rendendo per quanto è
possibile il dissimile e perdendo ciò che non si può assimilare.
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