Si parla esplicitamente, di solito, di imperi
religiosi e imperi totalitari, ma, se questi hanno monopolizzato questa
stratificazione, essa è più o meno presente, magari temporaneamente e
marginalmente in tutte le forme di potere politico; anche nelle democrazie
specialmente oggi, in cui assistiamo ad assestamenti imperiali tipo UE che
vanno di pari passo con la decadenza della democrazia del voto e con la
costruzione di realtà politiche fastose e assimilatrici che si presentano come democrazia
dei diritti, (diritti naturalmente universali.)
La parola diritti compare con ossessione paranoica e
sono sempre diritti che si vogliono Universali, incontestabili, indici di
civiltà, eterni, esistenti da sempre, anche se negati: l’impero dei diritti non
è meno imperiale degli altri imperi
Mentre i grandi illuministi si dedicavano, con l’Enciclopedia, a conoscere e divulgare le conoscenze degli operai, degli artigiani, degli agricoltori, rivolgendo l’indagine non verso l’universale assimilatore, ma, come già secoli prima con Ugo da San Vittore, verso le sapienze dei muratori, dei fonditori, dei cuochi, altri illuministi guardavano all’universalità dei diritti e dei doveri.
Una spinta fanatica verso una forte e falsa idealità
diretta verso la predicazione di principi, diritti e doveri universali,
indipendenti dalle cultura, dalle storia e dalle credenze concrete in cui
ciascun uomo, con la sua famiglia, con la sua comunità, con i suoi avi, era
cresciuto, come se il mondo fosse una
tabula rasa e gli uomini esseri
astratti e non fatti carne, con un passato, gioie, dolori, credenze, affetti,
divinità.
Fu la nuova ribelle corrente del pensiero romantico
ad avvertire costoro: “Guardate che
esistono la storia, le tradizioni, le educazioni, le religioni. Siamo uomini
che vivono nel loro tempo, con la loro carne e le loro convinzioni, non esseri fatti di creta plasmabile come
volete voi.
Non abbisognano
tante citazioni per capire la situazione; basta quell’Imperativo categorico di
Kant che nella sua Critica della
ragion pratica prescrive: Agisci in
modo che la massima che guida la tua azione possa valere come principio di
legislazione universale.
Ma su Kant per ora
rinviamo il discorso.
Oggi siamo, con l’impero
UE, nella stessa situazione Nulla di strano che emerga nelle posizioni di comando
la più squallida mediocrità, nulla di strano che, fin dalla seconda metà del
secolo scorso, arte, poesia, inventività siano pressoché scomparse.
Che diversità dal miracolo e dalla sfolgorante
attività artistica e intellettuale delle città greche e rinascimentali.
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