Verdi fracassone di Ezio Saia
Questa notte ancora Verdi: il primo Verdi. Non è neppure un
buon antidoto all’acufene. Senti pezzi dei Masnadieri o di Attila o di Azira e
possono pure piacerti perché sembra di riconoscere il suo piglio. Non solo! Ci sono
anticipazioni, gruppi di note e ritmi dei capolavori posteriori.
Ma sopportare un’ora o due di quelle fracassate è un’altra
cosa.
Non le reggo! Non reggo quel Verdi. E’ un’immane fracassone. Bum Bum Bam Barabam Bum e via con grancassa e tamburi e piatti e unisoni. C’è tanta buona musica senza dover ricorrere a quel Verdi. Se penso a quel Verdi non sopporto neppure i cori del Nabucco o dei Lombardi.
Non le reggo! Non reggo quel Verdi. E’ un’immane fracassone. Bum Bum Bam Barabam Bum e via con grancassa e tamburi e piatti e unisoni. C’è tanta buona musica senza dover ricorrere a quel Verdi. Se penso a quel Verdi non sopporto neppure i cori del Nabucco o dei Lombardi.
Passo al mio mp3 perché l'Ipad non piglia e quindi niente You
tube. E’ un peccato ma, comunque, approdo al Boris
disseminato qua e là in tutti gli mp3. Ora c’è Il lungo, interminabile,
tremendo, straziante soliloquio di Boris morente. Prima il soliloquio, poi la morte. Che
sofferenza immane! E che solitudine! Il tiranno muore ossessionato dal coro dei
fedeli. Ma c’è anche il commovente amore per il figlio. Il soliloquio più
straziante e forte di tutta la storia della musica.
Quello del Don Carlos Ella giammai m’amò è altrettanto forte e bello, ma è un’altra cosa.
Bello e, forse, musicalmente, addirittura più bello! Ma un’altra cosa. Sarà
per questo che preferisco quello del Boris e continuo col Boris, col canto nella
foresta, con i boiari, ecc. Un’insalata musicale; poi il ritorno a letto perché l’acufene è
cessato.
Nessun commento:
Posta un commento