Forse la signora ebrea scampata ai campi di concentramento
prima di dire “Io o Loro”, avrebbe dovuto pensare che, oltre alle sofferenze
sue e degli ebrei nei campi di sterminio, ne esistono e ne sono esistite altre.
Altre per anni misconosciute addirittura irrise. Avrebbe dovuto ricordare che
anche altri, gli italiani di Istria e Dalmazia, sono stati sterminati e poi
costretti a fuggire lasciando casa, ambiente e terre. Forse avrebbe dovuto ricordare
quei metri cubi di cadaveri che i vincitori volevano cancellare a tutti i costi
e che solo grazie ai “vinti”, quei vinti che lei voleva cacciare, oggi ne
abbiamo memoria. Una memoria purtroppo ancora combattuta, controversa, di morti e di
reduci che ancor oggi viene insultata dai seguaci italici di Pol Pot.
O io o loro. Il
che, per molti di noi, è come dire o io o le foibe. Senza di loro e di quelli
come loro le Foibe sarebbero sparite. Il mondo è pieno di memorie che le varie
società civili dei vincitori cercano di azzerare.
Ma anche gli assassini delle Foibe hanno memorie di dolore
che dobbiamo onorare anche se offesi dalle foibe. Quando i Turchi arrivarono e
li soggiogarono nonostante la loro accanita disperata difesa, dovettero subire
la dominazioni turca, ottomana, maomettana. Una dominazione feroce, bestiale a
cui mai si arresero e che continuarono a combattere.
Ad aiutare gli
invasori, a inseguire i resistenti slavi, a combatterli, a interrogarli, a
torturarli c’erano anche i convertiti, i traditori per paura, per perversa fame
di dominio, perseguita fino ad abbracciare la fede di Maometto.
Ivo Andric, il premio Nobel Ivo
Andric, nel suo romanzo Il ponte sulla
Drina racconta la lunga, interminabile, sovrumana sofferenza di una
pubblica impalazione di un ribelle. Allora, impotenti, gli slavi invasi,
uccisi, soggiogati, torturati non poterono altro che tramandare il ricordo di quelle
atrocità. Per generazioni ai figli, ai figli dei loro figli,
raccomandarono di ricordare e di attendere il giorno della vendetta.
E il giorno arrivò: molti giorni che culminarono con il
massacro a freddo di Srebrenica
che l’Onu fece finta di non vedere.
Altre sofferenze signora; e
non si pensi che sia finita così. Già il Kosovo, dove sono i santuari dei
serbi brucia sotto le ceneri. Quei santuari ricordano i luoghi dove l’esercito servo s’immolò per
fermare gli invasori maomettani. Persero tutte quelle battaglie ma le ricordano
come vittorie per il grande disperato coraggio con cui i loro soldati, morendo,
le combatterono. E oggi proprio là, dove i loro antenati morirono per fermarli, i
discendenti dei traditori hanno un loro stato maomettano. Tutto ciò dopo gli infami,
impietosi, bombardamenti della Nato, anche sulla capitale serba, ad opera non
dell’Onu ma di una combriccola amorale capitanata da Clinton. Si sono così
creati i presupposti di nuove pericolose tensioni. Altri morti, altri dolori
signora! Un’altra Gerusalemme, un'altra Istanbul-Costantinopoli. Altra rabbia
alle soglie di una Turchia dove, ad opera dei giovani turchi, dei laici giovani
turchi, saliti al potere, avvenne lo sterminio indiscriminato di armeni e di
greci, quell'infamia e ancor oggi non viene riconosciuta dai turchi e dallo
stato turco.
Non dobbiamo permettere che un editore pubblichi le ragioni
delle vittime o quelle dei carnefici? Dobbiamo fare come lei “O me o loro”, anche se siamo in democrazia?
Forse sono serbi o comunque slavi gli assassini delle foibe
ma non dobbiamo permettere che espongano le loro ragioni? Morti, sofferenza,
racconti, Signora, ma MAI “O loro o noi”, anche se gli eventi connessi agli
assassini delle Foibe prima e il loro esodo nell’Italia partigiana, che li
insultava, che insultava i loro morti, il loro dolore, seguiti dal tentativo
della nostra sinistra di tacere, occultare, incolpare, mi ha segnato con una
ferita che è durata tutta la vita. Vedo i loro dolori i loro carnefici ma anche
i dolori dei carnefici. Dolore, dolore, dolore.
Sofferenze morti, signora, tante in tutto il mondo anche in
Israele che considero terra degli ebrei Possibile che le case editrici di
destra siano sempre state presenti al salone e all’improvviso ci si ricordi dell’antifascismo?
Non le viene il sospetto signora che questi censori abbiano usato lei e l’antifascismo
per censurare Salvini? FORSE SI’ ma
FORSE era proprio questo che lei voleva.
Lancio un appello facciamola una bella casa editrice contro la repubblica di Platone in cui s’è trasformata la democrazia italiana, contro le elite, e venga pure l’accusa di barbarie, di qualunquismo, di Fascismo, di sovranismo, di populismo.
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