sabato 22 novembre 2014

Dal romanzo LA CITTA' E IL DEMONIO - Il dilagare di Onan

Dal romanzo LA  CITTA'  E  IL  DEMONIO
la tremenda battaglia a Torino fra 
il demonio e La Signora delle Olimpiadi

Il dilagare di Onan

L’onanismo dilagava. Il vescovo e i preti lanciavano strali dai pulpiti contro il nuovo flagello, contro la nuova Sodoma, contro la nuova Gomorra che sarebbe crollata e punita col fuoco. “E’ il peccato peggiore!” tuonava il Vescovo. “L’uomo nato per donarsi, preferisce godere. L’uomo, nato per popolare la terra, spreca peccaminosamente il suo seme; i turpi peccatori non solo si masturbano in casa ma ostentano il loro peccato nei pubblici prati, nei pubblici parchi, in strada, in macchina e perfino nella casa di Dio.
“Un peccato grave!” inveivano i preti “Contro dio, la natura e gli uomini” E non esageravano i preti. La viola saxifraga pareva aver favorito il dilagare del flagello. La gente lo praticava, ne parlava, né discuteva si faceva gran burla dei preti e del vescovo “Le donne” commentavano sottovoce le donne “prima dovevano pigliarselo tutte le sere e ora respirano. I mariti si menano, loro si menano e finalmente respirano”. Un giornalista celebrò, in un fondo, un inno all’onanismo citando l’eccelso Al Ghazali: “Per questo insigne filosofo la masturbazione preannuncia le gioie del paradiso. Che possiamo volere di più? Miti africani, greci ed asiatici, parlano dello sperma donato alla terra come rito simbolico per fecondarla. Solo i preti cristiani diffondono le paure più turpi. Ma il pene non marcisce e non secca e quindi procedano in pace i cittadini a dar gioia a se stessi!”
“Se è per la procreazione “scrisse una donna al giornale, “Se i preti hanno paura che la terra si spopoli allora sappiano che su questa povera nave siamo fin troppi! Pratico la masturbazione con mio marito, lui da solo, io da sola, più spesso io, masturbando lui, mentre lui masturba me, ma nei giorni fecondi scopiamo come dio comanda e continueremo a popolare la terra. Ma non popoliamo fin troppo?” La discussione si accese “Siamo troppi” scrisse un fanatico “almeno in miliardo di troppo” al che il direttore rispose “Quando è troppo è troppo! La discussione non deve scadere e degenerare.” La reprimenda scatenò il lettori “Dire ‘quando è troppo, è troppo?, non è banale tautologia?” Gli oppose un maestro. “Facciamo una commissione per eliminare un miliardo di bipedi. Posso umilmente aiutare?” chiese un Anonimo “E’ di destra o di sinistra la masturbazione? E’ di destra o di sinistra la masturbazione collettiva? Chiese il Manifesto ai lettori”
Intanto la viola Ghermascia fece un gran salto e cominciò a infestare le carni, a colonizzare le braccia, i polpacci e il praticello del sesso. Dilagava sui corpi, nidificava sui deretani, sulle mammelle, sulle fronti, sugli orticelli del paradiso, sul glande, sui capelli.
“Non riesca più a sedermi”,  “non si riesce più a indossare i vestiti”, “Non si riesce a dormite”, cominciarono a lamentarsi i Torinesi. “questa saxifraga è peggio della gramigna!”, “estirpate questa piaga infernale” “Prima ha invaso l’esterno e poi? Invaderà l’interno? Nidificherà nei nostri orifizi? Colonizzerà i polmoni e le milze?”
I preti e i vescovi esultarono di fronte a quel nuovo castigo, tuonando dai loro pulpiti che la saxifraga era la giusta punizione contro la città masturbante “Con questa diabolica pianta i peccatori subiscono l’ira di Dio per il loro tremendo peccato. Essa è un castigo, una pestilenza, un orrore” tuonavano” Si è presentata sotto le vesti attraenti di un fiore profumato, bello e succoso come la mela del paradiso terrestre e i peccatori l’hanno addentata scoprendo il serpente.”
Dilagò la saxifraga e con lei l’onanismo che, nonostante il tuonare dei preti, ormai trionfava. Si masturbavano turisti e torinesi, uomini e donne, autorità e burocrati. Si masturbavano i chic e i radical chic, gli intellettuali, gli attori, il sindaco, i consiglieri, la giunta, le fondazioni. Le sedute dei consigli cominciavano e finivano con solenni masturbazioni e spesso dovevano essere interrotte perché l’oratore di turno, interrotto il suo roboante discorso, si rivolgeva ai colleghi dicendo “Permettano i rispettabili colleghi, necessità impellenti mi spingono a farmi una sega”, “Favorisca pure Collega” rispondeva il presidente “Se i colleghi vogliono approfittare” e i colleghi approfittavano con gioia, compreso il presidente che si masturbava sullo scranno centrale.
Tutti parlavano delle sue gioie e ridevano delle condanne dei vescovi. Andavano a ruba nuovi trattati come Tecniche di masturbazione e Mani infaticabili nonché accessori come i vibratori, e le vagine elettroniche.
Ma quando la Saxifraga parve mostrare il suo nuovo e terribile volto, molta gente cominciò a frequentare le chiese e a temere le apocalittiche prediche dei suoi ministri.
Vecchi e nuovi fedeli affollavano La Consolata e il Duomo dove il severo vescovo s’alternava ai predicatori. Poi furono i predicatori a uscire dal buio delle chiese per lanciare i loro anatemi nelle piazze, nelle strade e nei parchi.
Il loro odio contro i peccatori onanisti era totale. “Penitenza!.. Confessione e penitenza!” tuonavano “Dio, il nostro infinitamente buono e severo iddio, è sempre pronto a perdonare le sue creature, che si pentono, che abbandonano il peccato, che scelgono la retta via”, “Dio è il bene”, “Dio è infinitamente buono, ma l’inferno attende i peccatori”. I masturbatori continuavano a difendersi e a beffeggiare i creduloni credenti. “E’ mai possibile che i pretastri vadano così fuori di testa? E’ mai possibile che vadano in tilt per qualche misera sega?” Ma gli sberleffi degli onanisti abbandonarono presto il tema della masturbazione per attaccare, prima i penitenti, i timorosi, i piagnoni che correvano a inginocchiarsi davanti al detestato popolo dei preti e poi per beffeggiare lo stesso dio dei penitenti. Il diverbio si spostò così dalle masturbazione agli eterei cieli della metafisica. Non si sa come avvenne il passaggio, ma avvenne di colpo. Accadde così che anche i più umili e incolti masturbatori si fecero teologi e filosofi, si misero a discutere dovunque di dio, degli dei, degli angeli, dei diavoli, del paradiso, dell’inferno, della trinità, della fede, dei misteri. Si formarono circoli specialistici che discutevano dei peccati e della loro gravità e ritornarono in auge le virtù teologali.
Ma se i peccati nella loro varietà erano l’argomento per eccellenza e quelli sessuali i più appetiti, trovarono posto anche circoli di logica, “Per ragionare su qualcosa argomento, fa d’uopo conoscere le regole del giusto argomentare” rispose sprezzante un adepto alla giornalista velina che chiedeva “Ma perché discutete di cose così aride e non di succulenti argomenti come il sesso e la masturbazione?”, “Lei ignora l’estensione e l’intensione, i predicati e le classi, miserabile velina” rispose l’adepto “Stia lontana da me! Mi fa ribrezzo! Si butti da una finestra!” Ancora più aristocratici erano i circoli matematici, che si spingevano fino agli insiemi infiniti, agli Aleph, alle infinità di Dio. “Ma perché” chiese la solita giornalista velina non parlate di amplessi, di masturbazioni, di sesso ma di aridi numeri?” “Si vergogni rispose l’adepto, il riflettere nostro verte sui vertiginosi infiniti di Cantor. Si può vivere senza conoscerli?”, “Penso di si…” rispose la giornalista “Lei respira ma non vive. Si vergogni e si spari!” Le giornaliste veline riferivano disgustate e affascinate: “In certi gruppi non si capisce nulla, in altri si analizzano i peccati, in altri ci cacciano perché siamo giornaliste veline! Brutta aria da queste parti!”
Un inviato produsse un inchiesta: “Tutti ci siamo chiesti da giovani “Se dio ha creato noi, chi ha creato dio? Oppure: “Se dio è dovunque e infinitamente buono perchè il male?” Se lo chiesero anche grandi teologi come Agostino e Tommaso sulle cui opere, tutti i torinesi, anche i maniscalchi e tranvieri, sono ferrati. Agostino alla domanda ‘perché il male? ‘ rispose (semplifico in una maniera che a Torino verrebbe ritenuta scandalosa): il male è semplicemente assenza di bene ossia assenza di Dio. Questa è una risposta geniale ma non osate proporla a Torino, perché l’ultimo degli ignoranti sghignazzerebbe di voi e vi chiederebbe “E allora gran sapientone, perché l’assenza di bene?” Altri gruppi sono più sofisticati e alla domanda “Chi ha creato dio, elaborano richiami al platonismo, a Cusano, agli asintoti, avanzando, ad esempio, ipotesi che i successivi creatori abbiano un peso e una distanza sempre minore sicchè all’infinito tutti gli dei coincidono “Lei comprende?” Ti chiedono e, di fronte al tuo volto perplesso, scuotono il capo come a dire “Mi spiace per lei, povero diavolo!”il che ti fa sentire l’ultimo dei pezzenti.
Altri gruppi sono più circolari; alla domanda:“Dio ha creato il mondo ma chi ha creato Dio?” rispondono “l’Uomo.” e alla domanda “Chi ha creato l’uomo?” rispondono “Dio”. “Lei non deve stupirsi,” ti dicono “Dio ha bisogno dell’uomo come l’Uomo a bisogno di Dio. Perché Dio avrebbe creato l’uomo se non avesse avuto bisogno di lui?” Un’imbecillità?” ridacchiano “Eppure le cose stanno proprio così. Con lo stesso diritto potrai tranquillamente sostituire ‘dio’ con ‘uomo’ e ‘uomo’ con Dio. Per questo se è vero che Dio ha creato l’uomo è altrettanto vero che l’uomo ha creato Dio. Non ha detto la stessa cosa Gioberti?”.
Ma le teorie sono tante e bizzarre. Qualcuno pensa che noi siamo golmini creati dentro un computer. Il dio ci ha creati e ci guarda dal di là dello schermo. Si diverte alle nostre disgrazie? E’ perverso? E buono? Ci giudica? Ride di noi coi suoi amici?”. “E chi ha creato lui?” chiede naturalmente qualcuno; ma altrettanto naturalmente in un tale contesto la domanda perde il suo senso.
“Qualcuno dice addirittura che Dio è il male. Manicheismo, Adorazione di Satana, Plotinismo, Riesumazione di Cronos, di Zeus, della Gnosi. Tutte le eresie e le religioni hanno ripreso vitalità e vigore. Il vescovo e i preti, dapprima entusiasti di questa rinascita dell’interesse per il divino, ora gridano all’Apocalisse.
“Si vive un clima di attesa. Fra tre mesi usciranno o “Il male e La divinità” dell’ormai celeberrimo Barbablù figlio di Mosè della Versailles della palude, di cui circolano già alcuni brani. Circola la voce che questo Barbablù chiamato anche Dracula abbia venduto l’anima al diavolo. Certo fu fascista, stupratore assassino, teologo e pensatore.”
Ma i culti che ottennero più successo furono quelli di Iside e quello di Bombelli. Sosteneva il culto che Dio fosse obbligatoriamente a nostra immagine e somiglianza e noi, creature che navigavano in un computer. “Perché dovrebbe essere a nostra immagine e somiglianza?” Chiese a un neoteologo della nuova fede la solita giornalista velina “Se non fosse così, come farebbe a capirci?” rispose il teologo “E se non ci capisse, come farebbe a ridere di noi, parlarci e giudicarci?” L’idea dilagò e dilagarono le immagini di quel dio, simile a noi che stava dall’altra parte a guardarci.

Vai a LA CITTA' E IL DEMONIO

Nessun commento:

Posta un commento