In una sua analisi del risultato
Stephen L. Carter, prof di diritto a
Yale dal titolo Cari democratici è l’arroganza
che vi ha fatto perdere, impietosamente sostiene.
“Troppi tra i miei amici
progressisti sembrano aver dimenticato come argomentare in modo puntuale e sono
invece diventati esperti di condanna,
derisione, scherno. Punto dopo punto sono molto bravi a spiegare il motivo
per cui nessuno potrebbe mai avversare le loro posizioni politiche se non per i
più vili motivi. E quelle stesse posizioni troppo spesso enunciate con zelante
solennità, quasi suggerendo che i loro punti di vista sono la sacra scrittura -
e chi dissente dev'essere confinato nelle tenebre, politicamente parlando. In
breve, la sinistra è stata ultimamente ricolma di arroganza”
Il prof Carter registra ciò che
tutti vedono e sopportano dal dopoguerra: un’arroganza senza limiti e senza
vergogna di una parte della società, quella a sinistra, che si esprime in
comportamenti, parole, discorsi offensivi, insultanti, irridenti verso chi non
la pensa come loro. Aggiungiamo: una società che si autocelebra e si auto
incensa come società civile, che si
organizza in odiose elite, che da decenni cercano in ogni modo e con ogni
mezzo, riuscendoci, di instaurare e rinforzare una vergognosa egemonia
culturale, arrogandosi anche il diritto
di decidere ciò che è cultura e ciò che non lo è, chi è colto e chi non lo è,
chi è culturalmente spregevole e chi e moralmente saggio.
Sono così convinti, se lo dicono
fra loro con tale intensità fra loro e da così lungo tempo, che hanno finito per credere
di essere davvero, per nascita o per DNA, la parte moralmente sana,
intelligente, sapiente, etica dei cittadini; un sapere infuso che li esonera
dalla necessità di istruirsi e di pensare.
Questa degenerazione estrema ha creato una generazione (di ignoranti) che non
pensa e non interagisce con quell’altra parte della cittadinanza, che disprezza
come ignorante e incivile e che, quindi, non riesce e non riuscirà mai a capire
le articolazioni della società: non riescono neppure a vederla: vivono su
Marte, un loro personalissimo Marte.
Dopo le mazzate della Brexit,
dell’elezione di Trump, del successo di “populisti” in Ungheria, in Polonia e
la crescita dei famigerati partiti populisti, razzisti, dopo la cocente
umiliazione inflitta dalle celebrate, avanzate, progressiste democrazie
nordiche come Svezia, Danimarca che hanno elevato i famigerati muri, qualche
fuggevole pensiero di non essere portatori di bontà, civiltà e sapere infuso,
ma di essere invece una riedizione dell’aristocrazia e del clero, sembra aver
attraversato le loro cervici ma non è certo riuscita a instillare le capacità di pensare e d’istruirsi, che hanno perso da
tempo immemorabile.
In un’intervista rilasciata a La
Stampa del 10/11/16 il cittadino
civile Letta, già presidente del consiglio e poi emigrato ad occupare un posto
di denari e prestigio, una delle tante tessere del loro ben costruito e difeso
puzzle di potere culturale, dopo il solito repertorio antipopulista, fa però
una interessante ammissione “C’è un rapporto tra elite ed elettori su cui
bisogna interrogarsi. Mi ha molto colpito il voto di Washington D. C. (dove ha
sede l’amministrazione americana) la Clinton è arrivata al 93 %. C’è uno
spaventoso distacco tra Palazzo del potere e gente comune.”
Si è interrogato nel frattempo cittadino Letta? o continua solo a dire che bisogna interrogarsi? Interrogatevi una buona volta e depositate la vostra arroganza; poi tirate l'acqua. E con l'acqua anche quell'acuto di intelligenza e cultura che sono le sardine.
Si faccia attenzione
all’espressione “gente comune”, all’incredibile espressione “gente comune” che
fa ben il paio con l’altra espressione “Società civile” continuamente ripetuta
e ostentata.
C’era bisogno di leggere quelle
percentuali elitario Letta? Proprio lei che proviene da un partito
autenticamente popolare come la Democrazia Cristiana? Non bastava che si
guardasse allo specchio? Cosa pensa di fare il cittadino Letta dopo la sua
mirabolante scoperta? Nulla, come al solito continuando a difendere i privilegi
della sua elite? No, naturalmente. Sicuramente lei AUSPICA. Cosa auspica? Non
ha importanza l’importante è auspicare.
E’ il tanto citato Populismo a
liberare il dio nazionalismo che a sua volta libera rabbiosi razzismi,
antisemitismi, totalitarismi? Noi, che stiamo scrivendo questo manifesto, non
siamo mai stati razzisti, meno che mai antisemiti, molto meno antisemiti di
tanto radical chic e tanta società civile che dalla notte dei tempi ricorre a
tutte le coperture possibili: gli ebrei sono deicidi, gli ebrei sono strozzini,
gli ebrei rubano i bambini, gli ebrei congiurano dalla notte dei tempi per impadronirsi
del mondo, gli ebrei parteggiano per Israele, gli Ebrei costruiscono muri.
Tutto per coprire il loro radicato antisemitismo e, magari, esaltare gli
assassini di Hamas.
Qualche considerazione sul
termine “cittadini comuni” che ricorre così spesso nei discorsi della società
civile che evidentemente non si ritiene composta da cittadini comuni. "Comune" è
un termine usato dai collezionisti, ad esempio i collezionisti di monete o
francobolli per indicare, esemplari non rari in contrapposizione appunto al
termine raro, ossia costoso, ossia prezioso e da custodire con la massima cura.
Evidentemente i non populisti, gli elitari, i seguaci della repubblica di
Platone, si ritengono "preziosi", mentre i comuni possono anche essere
stropicciati, buttati, calpestati.
Da
IL Manifesto degli Incivili
di Ezio Saia
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