PASQUALE CAVALIERE
GIA’ DIMENTICATO ?
Chi vuole notizie su Pasquale cavaliere può andare su
Wikipedia che dice poco, ma fornisce buoni link
per approfondire, quello che scriverò io è, invece, un post di ricordi
personali.
Era una persona altruista, visionaria, generosa e colta.
Sottolineo il “colta” perché di queste personalità iperattive, generose non si
dice mai che sono “colti”. La parola “colti” è riservata e protetta dai
professoroni e dall’elite culturale esclusivamente per sé, per le persone che come
loro vivono solo sui libri e sui libri costruiscono il loro benessere e il loro
prezioso status sociale.
Pasquale Cavaliere era una persona colta, anche se non aveva
studiato né greco né latino né il liceo classico né il liceo scientifico.
Con me che ero ai margini del movimento, spettatore più che
attore, preparò l’esame di filosofia teoretica con Vattimo. Decidemmo di
trovarci per leggere assieme la
Metafisica di
Aristotele, uno dei testi oggetto d’esame, ma una volta lui aveva una riunione,
un'altra doveva difendere gli zingari, un’altra partecipare all'occupazione di
una fabbrica o di una casa, e, così, puntualmente telefonava che non poteva, che
non poteva, che proprio non poteva. Ci riunimmo tre o quattro volte buttandoci
in vertiginosa lettura dell’Essere e delle sue determinazioni. Lui ci riusciva
con la stessa determinazione, con lo stesso entusiasmo che lo animava nella sua
eterna guerra per l’ambiente e per i deboli, per i discriminati, per il
proletariato.
L’esame non lo preparammo e lo decidemmo la sera in cui io
diedi forfait per poter ascoltare e registrare in tutta tranquillità la prima
del Guglielmo Tell diretto da Muti
alla Scala. Ormai mancava solo un mese all’esame ed eravamo troppo indietro. E
poi per entrambi rinviare un esame non era affatto un dramma.
Poi vennero per lui i tempi di lotta dura contro la mafia,
quando denunciò il pretore per rapporti sospetti con personaggi legati alla
mafia. Lo sosteneva un coraggioso maresciallo della stazione di Ciriè che,
però, guarda caso, fu presto trasferito. Pasquale si ritrovò solo con la sua
denuncia e sparì. Nessuno sapeva dov’era. La moglie impaurita dalla situazione
venne ad abitare con noi perché era amica di amica moglie e perché noi eravamo,
in quanto radicali, ai margini del movimento verde e politicamente impegnati
non nel sostenere le sue idee ma la sua straordinaria determinazione nel
combattere le èlite, il potere dei forti, la prepotenza dei forti,
l’illegalità. Durante quella settimana emerse più chiaramente un quadro
estremamente complesso della situazione. Cosa avesse con certezza in mano
Pasquale pareva non saperlo nessuno, ma l’impressione generale era che avesse
agito con troppa foga e passione nel fare la denuncia e che rischiasse la
condanna.
C’era indubbiamente una ditta favorita dal
pretore e c’erano strani rapporti con un dirigente del personale di un’altra
ditta della zona.. Tanto stretti che al
pretore veniva messa a disposizione un’auto la cui presenza era testimoniata da
una serie di fotografie fatte nella località di villeggiatura dello stesso
pretore. La cosa aveva anche aspetti sinistri perché pareva - la notizia
proveniva forse da Mario Capanna che da sempre incoraggiava le azioni di
Pasquale - che quel direttore provenisse dalla polizia e che fosse stato
presente in quell'ufficio da quale l’anarchico Pirelli si era o era stato
suicidato.
Il processo fu lungo, Pasquale fu assolto e il pretore se la
cavò e fu solo trasferito. Non m i dilungo su altre vicende né sulla sua azione
e sulle sue denunce come consigliere regionale. Non finì neppure il mandato
perché al suo terzo anno mentre era in Argentina a trovare il figlio, fu
trovato impiccato a una trave della camera da letto.
Al funerale nonostante il periodo, (si era in Agosto) una
marea di folla riempì la città. Non solo c’era tutta la sinistra rivoluzionaria
e non rivoluzionaria torinese e piemontese, non solo c’erano i radical chic, ma
c’erano anche tutti i democristiani e le destre. Tutti, a modo loro, ammiravano
e vedevano in lui, il mitico cavaliere senza macchia senza paura che era
effettivamente.
Alla prima commemorazione ufficiale della morte di Pasquale,
l’avvocato Grande Stevens, che lo aveva sempre sostenuto anche finanziando le
sue cooperative sociali, fu fra quelli che lo commemorarono dal palco. Sua
figlia che frequentava attivamente la cooperativa di Pasquale, era decisamente
rossa e verde e serviva come cameriera al bar dell’Imbarchino gestito dalla cooperativa.
All'uscita dalla chiesa il padre si rivolse a quella marea
di persone e, dopo essere stato lungamente applaudito, chiese un’indagine: il
suo sospetto, condiviso da molti, era forte. Pasquale, lui ne era certo, era
andato in Argentina per motivi personali ma, anche per incontrasi con
l’associazione desaparecidos. Il padre chiedeva
giustizia, chiedeva un’indagine, sosteneva che non si era suicidato ma che
qualcuno l’aveva suicidato. Il sindaco e le altre autorità presenti promisero
tutta la loro collaborazione e una commissione d’inchiesta. Non so come sia
andata a finire.
Mi moglie, sua grande ammiratrice, partecipò a tutte le
veglie e a tutte le messe in suo ricordo. Dopo le primi anni si ritrovarono
solo più lei, le sorelle e il padre di Pasquale. Si scambiavano poche parole,
il padre, stancamente, appena un
accenno: era un uomo distrutto Amici e parenti si erano dispersi, abitavano
lontano e per molti di loro erano solo occasioni di altro dolore.
Anche il ricordo di questa grande e coraggiosa persona sta
purtroppo svanendo. Ne scrivo per cercare di rinfocolare la memoria. La moglie
e la sorella sono ben decise a dare il loro contributo.
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